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La Storia di Mata Hari

Danzatrice, avventuriera, femme fatale, ingannatrice, spia, icona popolare, mito, vittima: chi fu veramente Mata Hari, l’agente segreto donna più celebre della storia?
Ad oltre un secolo dalla sua morte resta ancor oggi un personaggio enigmatico, la cui fama ha attraversato indenne gli scintillanti anni della
Belle Époque, che la videro indiscussa protagonista, ed i tormentati anni del primo conflitto mondiale, testimoni della sua tragica fine.

Tra Storia e Leggenda

Mata Hari, pseudonimo di Margaretha Geertruida Zelle (Leeuwarden, 7 Agosto 1876 – Vincennes, 15 Ottobre 1917), è stata una danzatrice e agente segreto olandese, condannata alla pena capitale per la sua attività di spionaggio durante la Prima Guerra Mondiale.
Figlia di Adam Zelle (1840-1910) e di Antje van der Meulen (1842-1891), ebbe tre fratelli, Johannes (1878), e due fratelli gemelli, Arie Anne e Cornelius (1881-1956). Il padre aveva un negozio di cappelli, era proprietario di un mulino e di una fattoria.
La sua famiglia poteva permettersi di vivere molto agiatamente in un antico e bel palazzo sulla Grote Kerkstraat, nel centro della città. Margaretha, che in gioventù frequentò una scuola prestigiosa, aveva una carnagione scura, capelli scuri ed occhi neri, caratteristiche fisiche che la differenziavano notevolmente dai suoi connazionali olandesi. Nel 1889 gli affari del padre incominciarono ad andar male tanto da costringerlo a cedere la sua attività commerciale. Il dissesto economico provocò dissapori nella famiglia che portarono, il 4 settembre 1890, alla separazione dei coniugi e al trasferimento del padre ad Amsterdam. La madre morì l'anno dopo e Margaretha venne allevata nella cittadina di Sneek dal padrino, il quale scelse di farla studiare da maestra d'asilo in una scuola di Leida. Sembra che le eccessive attenzioni, se non proprio molestie, del direttore della scuola, avessero spinto il suo padrino a toglierla dalla scuola, mandandola da uno zio che viveva a L'Aia.
Nel 1895 Margaretha rispose all'inserzione matrimoniale di un ufficiale, il capitano
Rudolph Mac Leod (1856-1928), che viveva ad Amsterdam, in licenza di convalescenza dalle colonie d'Indonesia. L'11 luglio 1896, ottenuto anche il consenso paterno, Margaretha sposò il capitano Mac Leod: il padre, divenuto nel frattempo viaggiatore di commercio, partecipò alla cerimonia nuziale in municipio, ma non fu invitato al pranzo di nozze. Dopo il viaggio di nozze a Wiesbaden, la coppia si stabilì ad Amsterdam, nella casa di Louise, la sorella di Rudolph.

Il 30 gennaio 1897 nacque a Margaretha un figlio, cui fu dato il nome del nonno paterno, Norman John. In maggio la famiglia s'imbarcò per Giava, dove il capitano riprese servizio nel villaggio di Ambarawa, nel centro della grande isola. L'anno dopo si trasferirono a Teompoeng, vicino a Malang, dove il 2 maggio 1898 nacque Jeanne Louise († 1919), chiamata col vezzeggiativo Non, dal malese nonah (piccola).
La vita familiare non fu serena: vi furono litigi tra i coniugi, sia per la durezza della vita in villaggi che non conoscevano gli agi delle moderne città europee dell'epoca, sia per la gelosia del marito e la sua tendenza ad abusare dell'alcol. L'anno seguente il marito fu promosso maggiore e comandante della piazza di Medan, sulla costa orientale di Sumatra. Come moglie del comandante, Margaretha ebbe il compito di fare gli onori di casa agli altri ufficiali che, con le loro famiglie, frequentavano il loro alloggio, e conobbe i notabili del luogo. Uno di questi la fece assistere per la prima volta a una danza locale, all'interno di un tempio, che l'affascinò per la novità esotica delle musiche e delle movenze, che provò anche a imitare. La famiglia venne sconvolta dalla tragedia della morte del piccolo Norman, che il 27 giugno 1899 morì avvelenato. La causa della morte fu una medicina somministrata dalla domestica indigena ai figli della coppia, ma non si hanno prove che costei avesse voluto uccidere i bambini; si sospetta però che la domestica, moglie di un subalterno del maggiore Mac Leod, fosse stata spinta dal marito a vendicarsi del superiore, che gli aveva inflitto una punizione.
Rudolph, Margaretha e la piccola Non, per sottrarsi a un luogo di tristi ricordi, ottennero di trasferirsi a Banjoe Biroe, nell'isola di Giava, dove Margaretha si ammalò di tifo. Il maggiore Mac Leod, raggiunta la maturazione della pensione, il 2 ottobre 1900 diede le dimissioni dall'esercito: dopo poco più di un anno passato ancora a Giava, nel villaggio di Sindanglaja, cedendo forse alle richieste della moglie, riportò, agli inizi del 1902, la famiglia in Olanda.

Sbarcati il 2 marzo 1902, i due coniugi tornarono per breve tempo a vivere nella casa di Louise Mac Leod, poi per loro conto in un appartamento di van Breestraat 188: lasciata dal marito, che portò con sé la figlia, Margaretha chiese la separazione, che le venne accordata il 30 agosto, insieme con l'affidamento della piccola Non e il diritto agli alimenti. Dopo una successiva, breve riconciliazione, Margaretha e il marito si separarono definitivamente; questa volta fu il padre a ottenere la custodia della bambina, mentre Margaretha si stabilì dallo zio a L'Aja. Decisa a tentare l'avventura della grande città, nel marzo del 1903 Margaretha andò a Parigi, dove pure non conosceva nessuno: cercò di mantenersi facendo la modella presso un pittore e cercando scritture nei teatri ma con risultati alquanto deludenti. Forse giunse anche a prostituirsi per sopravvivere, nell'attesa del successo.
Il fallimento dei suoi tentativi la convinse a riparare in Olanda ma l'anno seguente, il 24 marzo 1904, tornò nuovamente a Parigi e prese alloggio al Grand Hotel, divenendo l'amante del barone
Henri de Marguérie. Presentatasi dal signor Molier, proprietario di un'importante scuola di equitazione e di un circo, Margaretha, che in effetti aveva imparato a cavalcare a Giava, si offrì di lavorare e poiché un'amazzone può essere un'attrazione, fu accettata. Ebbe successo e una sera si esibì durante una festa in casa del Molier in una danza giavanese, o qualcosa che sembrava somigliarle: Molier rimase entusiasta di lei. La sua danza era, a suo dire, quella delle sacerdotesse del dio orientale Shiva, che mimavano un approccio amoroso verso la divinità, fino spogliarsi, un velo dopo l'altro, del tutto, o quasi. Trasferitasi in un più modesto alloggio, una pensione presso gli Champs-Élysées, sempre a spese del Marguérite, il suo vero esordio avvenne nel febbraio 1905, in casa della cantante Kiréevsky, che usava invitare i suoi ricchi amici e conoscenti a spettacoli di beneficenza. Il successo fu tale che i giornali arrivano a parlarne: Lady Mac Leod, come ora si faceva chiamare, replicò il successo in altre esibizioni, ancora tenute in case private, dove più facilmente poteva togliersi i veli del suo costume, e la sua fama di "danzatrice venuta dall'Oriente" incominciò a estendersi per tutta Parigi.
Notata da monsieur Guimet, industriale e collezionista di oggetti d'arte orientale, ricevette da questi la proposta di esibirsi in place de Jéna, nel museo, dove erano custoditi i suoi preziosi reperti, come un animato gioiello orientale. Fu però necessario cambiare il suo nome, troppo borghese ed europeo: così Guimet scelse il nome, d'origine malese, di
Mata Hari, letteralmente "Occhio dell'Alba" e quindi "Sole". L'esibizione di Mata Hari nel museo Guimet ebbe luogo il 13 marzo.

Mata Hari alternò le esibizioni, tenute nelle case esclusive di aristocratici e finanzieri, agli spettacoli nei locali prestigiosi di Parigi, come al theatre Marigny, al Trocadéro, al Café des Nations. Mata Hari appariva vestita con sottili veli traslucidi dai quali si spogliava una dopo l'altro durante l'atto, finché non le rimanevano solo i gioielli orientali che portava, e talvolta, con una maglia dello stesso colore della sua pelle, e sebbene il suo numero consistesse nello spogliarsi lentamente, lei non mostrò mai il seno nudo, perché la imbarazzava. Proseguì affermando che suo marito le aveva strappato i capezzoli in un impeto di gelosia, ma quella era una bugia. La verità è che le cupole di bronzo ingioiellate che mascheravano i suoi seni durante gli spettacoli dovevano nascondere le sue piccole dimensioni.
Il successo provocò naturalmente una curiosità cui non poté sottrarsi e dovette far collimare l'immagine privata con quella pubblica:
"Sono nata a Giava e vi ho vissuto per anni" - raccontò ai giornalisti, mescolando poche verità e molte menzogne - "sono entrata, a rischio della vita, nei templi segreti dell'India... ho assistito alle esibizioni delle danzatrici sacre davanti ai simulacri più esclusivi di Shiva, Visnu e della dea Kali... persino i sacerdoti fanatici che sorvegliano l'ara d'oro, sacra al più terribile degli dei, mi hanno creduto una bajadera del tempio... la vendetta dei sacerdoti buddisti per chi profana i riti... conosco bene il Gange, Benares, ho sangue indù nelle vene"

Consacrata, il 18 agosto 1905, dopo l'esibizione al teatro dell'Olympia, come la "donna che è lei stessa danza", "artista sublime", e come colei che "riesce a dare il senso più profondo e struggente dell'anima indiana", Mata Hari si trovò a essere desiderata tanto dai maggiori teatri europei quanto, come moglie, da ricchi e nobili pretendenti. La sua tournée in Spagna, nel gennaio 1906, fu un trionfo: venendo incontro alla fantasia, ingenua e torbida, costruita su realtà di paesi del tutto sconosciuti, Mata Hari offriva agli spettatori quanto essi si attendevano dalla sua danza: il fascino proibito dell'erotismo e la purezza dell'ascesi, in un assurdo sincretismo in cui la mite saggezza di un Buddha veniva parificata ai riti sanguinari - per quanto inesistenti - di terribili dee indù. D'altra parte, pare che avesse un certo talento se è vero che la sua esibizione nel balletto musicato da Jules Massenet, Le Roi de Lahore, all'Opéra di Monaco ottenne, il 17 febbraio, un grande successo e lei venne salutata come "danzatrice unica e sublime". Il musicista francese e Giacomo Puccini, si dichiararono suoi ammiratori. Il 26 aprile 1906 fu sancito ufficialmente il divorzio di Margaretha Zelle dal McLeod. Da Monaco si recò a Berlino, dove si legò a un ricco ufficiale, Hans Kiepert, che l'accompagnò a Vienna e poi a Londra e in Egitto.
Furono intanto pubblicate due sue biografie, una scritta dal padre, che esalta la figlia più che altro per esaltare sé stesso, inventandosi parentele con re e principi, e quella, di opposte intenzioni, di George Priem, avvocato del suo ex-marito. Mata Hari, naturalmente, confermò la versione del padre: l'ex-cappellaio era un nobile ufficiale, mentre sua nonna era una principessa giavanese; quanto a lei, aveva viaggiato in tutti i continenti e aveva vissuto a lungo a Nuova Delhi, dove aveva frequentato maharaja e abbattuto tigri, come dimostra la pelliccia che indossava - in realtà acquistata in un negozio di Alessandria d'Egitto.

Il successo provocò anche imitazioni ma nessuna delle sue epigoni raggiunse mai la sua fama. Il suo nome fu accostato a quello delle maggiori vedettes del passato, come Lola Montez, e del tempo, come la Bella Otero, Cléo de Mérode e Isadora Duncan.
Il 7 gennaio 1910 riscosse a Montecarlo nuove acclamazioni con la sua
Danse du Feu che non replicò all'Olympia di Parigi solo perché le sue pretese economiche furono eccessive. Il successo fece crescere enormemente le spese necessarie a sostenere una incessante vita mondana che conobbe solo una breve tregua quando, nell'estate, si trasferì in un castello a Esvres, non lontano da Tours, che il suo nuovo amante, il banchiere Félix Rousseau, affittò e le mise a disposizione e dove rimase circa un anno, quando, a causa dei problemi finanziari della banca Rousseau, il suo Félix affittò per lei un appartamento carino, ma meno costoso, a Neuilly, uno dei sobborghi di Parigi. Alla fine del 1911 raggiunse il vertice del riconoscimento artistico partecipando, al Teatro alla Scala di Milano, prima alla rappresentazione dell'Armida di Gluck, tratta dalla Gerusalemme liberata del Tasso, recitando la parte del Piacere e poi, dal 4 gennaio 1912, dando cinque rappresentazioni del Bacco e Gambrinus, un balletto di Giovanni Pratesi musicato da Romualdo Marenco, dove interpretò il ruolo di Venere. Il direttore dell'orchestra, Tullio Serafin, dichiarò che Mata Hari "è una donna eccezionale, dall'eleganza perfetta e con un senso poetico innato; inoltre, sa ciò che vuole e sa come ottenerlo. Ella così fa della propria danza una sicura opera d'arte". In realtà, il Teatro milanese stava attraversando un periodo di decadenza e i tentativi, fatti in quell'occasione da Mata Hari, di ottenere collaborazione da musicisti come Umberto Giordano e Pietro Mascagni, andarono a vuoto, come inutile fu anche il tentativo di esibirsi con i ballerini russi della compagnia di Djagilev. Mata Hari si consolò allora con le Folies Bergères dove, mettendo per un momento da parte la danza orientale, si trasformò in gitana e, nell'estate del 1913, andò in tournée in Italia, esibendosi a Roma, a Napoli e a Palermo. Nel 1914 si spostò a Berlino, per preparare un nuovo spettacolo nel quale intendeva interpretare una danza egiziana: nella sua stanza dell'albergo Cumberland, scrisse lei stessa il libretto del balletto, che intitolò La Chimera; nel frattempo prevedeva di esordire in settembre al Teatro Metropole in un altro spettacolo. Quello spettacolo non ebbe mai luogo: con l'assassinio del principe ereditario austriaco finì la Belle Epoque ed ebbe inizio la Prima Guerra Mondiale.

Mentre l'esercito tedesco invadeva il Belgio per svolgere quell'operazione a tenaglia che, con l'accerchiamento delle forze armate francesi, avrebbe dovuto concludere rapidamente la guerra, Mata Hari era già partita per la Svizzera, da dove contava di rientrare in Francia; tuttavia, mentre i suoi bagagli proseguirono il viaggio verso la terra francese, lei venne trattenuta alla frontiera e rimandata a Berlino. Nell'albergo ove fece ritorno, senza bagaglio e denaro, un industriale olandese, tale Jon Kellermann, le offrì il denaro per il viaggio, consigliandole di andare a Francoforte e di qui, tramite il consolato, passare la frontiera olandese. Così, il 14 agosto 1914, il funzionario del consolato olandese rilasciò a Margaretha Geertuida Zelle, "alta un metro e settantacinque", di capelli, in quell'occasione, biondi, il visto per raggiungere Amsterdam. Qui divenne l'amante del banchiere van der Schalk e poi, dopo il trasferimento a L'Aja, del barone Eduard Willem van der Capellen, colonnello degli ussari, che la soccorse generosamente nelle sue non poche necessità finanziarie.
Il 24 dicembre 1915 Mata Hari tornò a Parigi, per recuperare il suo bagaglio e tentare, nuovamente invano, di ottenere una scrittura da Djagilev. Ebbe appena il tempo di divenire amante del maggiore belga
Fernand Beaufort che, alla scadenza del permesso di soggiorno, il 4 gennaio 1916, dovette fare ritorno in Olanda. Furono frequenti le visite nella sua casa de L'Aja del console tedesco Alfred von Kremer, che proprio in questo periodo l'avrebbe assoldata come spia al servizio della Germania, incaricandola di fornire informazioni sull'aeroporto di Contrexéville, presso Vittel, in Francia, dove poteva recarsi col pretesto di far visita al suo ennesimo amante, il capitano russo Vadim Masslov, ricoverato nell'ospedale di quella città. Mata Hari, divenuta agente H21, fu istruita in Germania dalla famosa spia Fräulein Doktor, che la immatricolò con il nuovo codice AF44.
La ballerina era già sorvegliata dal controspionaggio inglese e francese quando, il 24 maggio 1916, partì per la Spagna e di qui, il 14 giugno, per Parigi dove, tramite un ex-amante, il tenente di cavalleria
Jean Hallaure, che era anche, senza che lei lo sapesse, un agente francese, il 10 agosto si mise in contatto con il capitano Georges Ladoux, capo di una sezione del Deuxième Bureau, il controspionaggio francese, per ottenere il permesso di recarsi a Vittel. Ladoux le concesse il visto e le propose di entrare al servizio della Francia, proposta che Mata Hari accettò, chiedendo l'enorme cifra di un milione di franchi, giustificata dalle conoscenze importanti che ella vantava e che sarebbero potute tornare utili alla causa francese.

A Vittel incontrò il capitano russo, fece vita mondana con i tanti ufficiali francesi che frequentavano la stazione termale e dopo due settimane tornò a Parigi.
Qui, oltre a inviare informazioni sulla sua missione agli agenti tedeschi in Olanda e in Germania, ricevette anche istruzioni dal capitano Ladoux di tornare in Olanda via Spagna. Dopo essersi trattenuta alcuni giorni a Madrid, sempre sorvegliata dai francesi e dagli inglesi, a novembre s'imbarcò da Vigo per L'Aia.
Durante la sosta della nave a Falmouth, nel Regno Unito, fu arrestata perché scambiata con una ballerina di flamenco, Clara Benedix, sospetta spia tedesca. Interrogata a Londra e chiarito l'equivoco, dopo accordi presi con Ladoux, Scotland Yard la respinse in Spagna, dove sbarcò l'11 dicembre 1916. A Madrid continuò il doppio gioco, mantenendosi in contatto sia con l'addetto militare all'ambasciata tedesca,
Arnold von Kalle, sia con quello dell'ambasciata francese, il colonnello Joseph Denvignes, al quale riferì di manovre dei sottomarini tedeschi al largo delle coste del Marocco.
Il von Kalle comprese che Mata Hari stava facendo il doppio gioco e telegrafò a Berlino che "l'agente H21" chiedeva denaro ed era in attesa di istruzioni: la risposta fu che l'agente H21 doveva rientrare in Francia per continuare le sue missioni e ricevervi 15.000 franchi.
L'ipotesi che i tedeschi avessero deciso di disfarsi di Mata Hari - rivelandola al controspionaggio francese come spia tedesca - poggia sull'utilizzo da loro fatto in quell'occasione di un vecchio codice di trasmissione, già abbandonato perché decifrato dai francesi, nel quale Mata Hari veniva ancora identificata con la sigla H21.
In tal modo, i messaggi tedeschi furono facilmente decifrati dalla centrale parigina di ascolto radio della Tour Eiffel.
Il 2 gennaio 1917 Mata Hari rientrò a Parigi e la mattina del 13 febbraio venne arrestata nella sua camera dell'albergo Elysée Palace. In un ultimo tentativo di salvarsi, chiese il permesso di fare la doccia e quando tornò dal bagno, lo fece completamente nuda e distribuì cioccolatini agli ufficiali per cercare di dissuaderli, ma fu catturata comunque, e rinchiusa nel carcere di Saint-Lazare.

Di fronte al titolare dell'inchiesta, il capitano Pierre Bouchardon, Mata Hari adottò inizialmente la tattica di negare ogni cosa, dichiarandosi totalmente estranea a ogni vicenda di spionaggio. Fu assistita, nel primo interrogatorio, dall'avvocato Édouard Clunet, suo vecchio amante, che aveva mantenuto con lei un affettuoso rapporto e che poté essere presente, secondo regolamento, ancora solo nell'ultima deposizione. Poi, con il passare dei giorni, Mata Hari non poté evitare di giustificare le somme - considerate dall'accusa il prezzo del suo spionaggio - che il van der Capelen, suo amante, le inviava dall'Olanda, di ammettere le somme ricevute a Madrid dal von Kalle, giustificandole come semplici regali, e di rivelare anche un particolare inedito: l'offerta ricevuta in Spagna di ingaggiarsi come agente dello spionaggio russo in Austria. Riferì anche della proposta fattale dal capitano Ladoux di lavorare per la Francia, una proposta che cercò di sfruttare a suo vantaggio, come dimostrazione della propria lealtà nei confronti della Francia. L'accusa non aveva, fino a questo momento, alcuna prova concreta contro Mata Hari, la quale poteva anzi vantare di essersi messa a disposizione dello spionaggio francese.
Il fatto è che il controspionaggio non aveva ancora messo a disposizione del capitano Bouchardon le trascrizioni dei messaggi tedeschi intercettati che la indicavano come l'agente tedesco H21. Quando lo fece, due mesi dopo, Mata Hari dovette ammettere di essere stata ingaggiata dai tedeschi, di aver ricevuto inchiostro simpatico per comunicare le sue informazioni, ma di non averlo mai usato - avrebbe gettato tutto in mare - e di non avere trasmesso nulla ai tedeschi, malgrado 20.000 franchi ricevuti dal console von Kramer, che ella, sostenne, considerò solo parte di un risarcimento per i disagi patiti durante la sua permanenza in Germania nei primi giorni di guerra. Quanto al messaggio di von Kalle a Berlino, che la rivelava come spia, Mata Hari lo considerò la vendetta di un uomo respinto. I tanti ufficiali francesi dei quali fu amante, interrogati, la difesero, dichiarando di non averla mai considerata una spia. Al contrario, il capitano Georges Ladoux negò di averle mai proposto di lavorare per i servizi francesi, avendola sempre considerata una spia tedesca, mentre l'addetto militare a Madrid, l'anziano Denvignes, sostenne di essere stato corteggiato da lei allo scopo di carpirgli segreti militari; quanto alle informazioni sulle attività tedesche in Marocco, egli negò che fosse stata Mata Hari a fornirle. Entrambi gli ufficiali non seppero citare alcuna circostanza sostanziale contro Mata Hari, ma le loro testimonianze, nel processo, ebbero un peso determinante. L'inchiesta si chiuse con un colpo a effetto: l'ufficiale russo Masslov, del quale Mata Hari sarebbe stata innamorata, scrisse di aver sempre considerato la relazione con la donna soltanto un'avventura. La rivelazione non aveva nulla a che fare con la posizione giudiziaria di Mata Hari, ma certo acuì in lei la sensazione di trovarsi in un drammatico isolamento.

L'inchiesta venne chiusa il 21 giugno con il rinvio a giudizio di Mata Hari. Il processo, tenuto a porte chiuse, ebbe inizio il 24 luglio: a presiedere la Corte di sei giudici militari fu il tenente colonnello Albert Ernest Somprou; a sostenere l'accusa il tenente Mornet. Nulla di nuovo emerse nei due giorni di dibattimento: dopo l'appassionata perorazione del difensore Clunet, vecchio combattente e decorato, nel 1870, nella Guerra Franco-Prussiana, i giudici si ritirarono per rispondere a 8 domande: 1. se nel dicembre 1915 Margaretha Zelle avesse cercato di ottenere informazioni riservate nella zona militare di Parigi a favore di una potenza nemica; 2. se si fosse procurata informazioni riservate al console tedesco in Olanda von Kramer; 3. se nel maggio 1916 avesse avuto rapporti in Olanda con il console von Kramer; 4. se nel giugno 1916 avesse cercato di ottenere informazioni nella zona militare di Parigi; 5. se avesse cercato di favorire le operazioni militari della Germania; 6. se nel dicembre 1916 avesse avuto contatti a Madrid con l'addetto militare tedesco von Kalle allo scopo di fornirgli informazioni riservate; 7. se avesse rivelato al von Kalle il nome di un agente segreto inglese e la scoperta, da parte francese, di un tipo di inchiostro simpatico tedesco; 8. se nel gennaio 1917 avesse avuto rapporti con il nemico nella zona militare di Parigi.
Dopo meno di un'ora venne emessa la sentenza secondo la quale l'imputata era colpevole di tutte le otto accuse mossele:
"In nome del popolo francese, il Consiglio condanna all'unanimità la suddetta Zelle Marguerite Gertrude alla pena di morte e la condanna inoltre al pagamento delle spese processuali". Quanto all'unanimità dei giudici, questa valeva per la sentenza ma non per ogni capo d'imputazione, che, per alcuni dei quali il verdetto di colpevolezza non trovò l'unanimità.

L'istanza di riesame del processo venne respinta dal Consiglio di revisione il 17 agosto e il 27 settembre anche la Corte d'Appello confermò la sentenza di condanna. L'ultima speranza era rappresentata dalla domanda di grazia che l'avvocato Clunet presentò personalmente al Presidente della Repubblica Poincaré.
Il 15 ottobre, un lunedì, Mata Hari, che dopo il processo occupava una cella in comune con due altre detenute, venne svegliata all'alba dal capitano Thibaud, il quale la informò che la domanda di grazia era stata respinta e la invitò a prepararsi per l'esecuzione.
Si vestì con la consueta eleganza, assistita da due suore. Poi, su sua richiesta, il pastore Arboux la battezzò; indossato un cappello di paglia di Firenze e infilati i guanti, fu accompagnata da suor Léonide e suor Marie, dal pastore, dall'avvocato Clunet, dai dottori Bizard, Socquet, Bralet, dal capitano Pierre Bouchardon e dai gendarmi nell'ufficio del direttore, dove scrisse tre lettere - che tuttavia la direzione del carcere non spedì mai - indirizzate alla figlia Jeanne Louise, al capitano Masslov e all'ambasciatore d'Olanda Cambon. Poi tre furgoni portarono il corteo al castello di Vincennes dove, scortati da dragoni a cavallo, giunsero verso le sei e trenta di una fredda e nebbiosa mattina.
Al braccio di suor Marie, si avviò con molta fermezza al luogo fissato per l'esecuzione, dove venne salutata, come è previsto, da un plotone che le presentò le armi. Ricambiato più volte il saluto con cortesi cenni del capo, fu blandamente legata al palo; rifiutata la benda, poté fissare di fronte a sé i dodici fanti, reduci dal fronte, ai quali era stato assegnato il compito di giustiziarla: uno di essi, secondo regola, aveva il fucile caricato a salve. Dei dodici colpi, solo quattro la colpirono, uno sulla coscia, uno sul ginocchio, uno sul lato sinistro.
Il quarto trafisse il cuore, uccidendola all'istante: il maresciallo Pétey diede alla nuca un inutile colpo di grazia. Nessuno reclamò il corpo: trasportato all'Istituto di medicina legale di Parigi, sezionato, fu presto sepolto in una fossa comune. Venne conservata la testa che fu trafugata negli anni cinquanta, in circostanze mai chiarite, per servire forse come estrema e macabra reliquia.

I protagonisti della vita di Mata Hari, padre, figlia, amanti, diplomatici e agenti segreti, proseguirono così la loro vita: Rudolph (John) Mac Leod, l'ex marito di Mata Hari, si risposò nel 1907 con Elizabeth van der Maast, dalla quale ebbe una figlia, Norma, nel 1909.
La coppia si separò, la figlia venne portata via dalla madre e Mac Leod, con il quale era rimasta la figlia avuta da Margaretha, ottenuto il divorzio da Elizabeth, nel 1917 si sposò per la terza volta con la governante di Non, la venticinquenne Gietje Meijer. Ebbe dalla terza moglie una figlia nel 1921 e morì nel 1928 settantatreenne.
Jeanne Louise "Non" Mc Leod, figlia di Margaretha e di Rudolph (John) Mac Leod, alta e slanciata e di carnagione scura, molto somigliante alla madre anche nel carattere, rimasta a vivere con il padre, improvvisamente morì alla vigilia della partenza per l'Indonesia, il 10 agosto 1919: aveva ventuno anni.
Il capitano francese
Georges Ladoux, del Deuxième Bureau, venne arrestato quattro giorni dopo l'esecuzione di Mata Hari con la medesima accusa: spionaggio a favore della Germania. Prosciolto in un primo momento, venne nuovamente incarcerato e ci vollero quasi due anni prima che fosse prosciolto definitivamente e reintegrato nel grado, andando poi in pensione con quello di maggiore. Il capitano francese Pierre Bouchardon, che condusse l'inchiesta per il processo, entrò nella magistratura civile e fece carriera come pubblico accusatore, morendo poi nel 1950. Fu lui a essere di nuovo in carica nel 1944 per tutti i grandi processi della "Libération" su richiesta speciale del generale Charles de Gaulle. Il maggiore tedesco Arnold Kalle, addetto militare presso l'ambasciata tedesca di Madrid, rientrato in patria, rimase nell'esercito e si ritirò in pensione nel 1932. Il barone francese Henri de Marguérie continuò la sua attività diplomatica presso il Quai d'Orsay; entrato in politica venne eletto senatore nel 1920 e morì nel 1963 ultranovantenne. Il barone olandese Eduard Willem van der Capellen lasciò l'esercito dei Paesi Bassi nel 1923 dopo essere diventato generale di divisione.
Il capitano russo
Vadim Masslov sposò Olga Tardieu, figlia di un francese e di una russa; rientrato in Russia allo scoppio della rivoluzione, se ne persero le tracce.
Il tenente di cavalleria francese
Jean Halaure ricevette dal facoltoso padre una cospicua somma, si trasferì a New York, ove sposò un'americana con la quale rientrò in Francia, precisamente in Bretagna, vivendoci il resto della vita con la moglie e morendovi nel 1960.
Jules Martin Cambon, ambasciatore francese in Olanda, fu delegato francese alle trattative di pace di Versailles nel 1919; morì novantenne a Vevey nel 1935. Il console tedesco all'Aja, Alfred von Kramer, rientrò in Germania alla fine della guerra e morì nel 1938. Questi i principali protagonisti di un tragico capitolo della storia del primo grande conflitto mondiale.


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"Sono nata a Giava e vi ho vissuto per anni" - raccontò ai giornalisti, mescolando poche verità e molte menzogne - "sono entrata, a rischio della vita, nei templi segreti dell'India... ho assistito alle esibizioni delle danzatrici sacre davanti ai simulacri più esclusivi di Shiva, Visnu e della dea Kali... persino i sacerdoti fanatici che sorvegliano l'ara d'oro, sacra al più terribile degli dei, mi hanno creduto una bajadera del tempio... la vendetta dei sacerdoti buddisti per chi profana i riti... conosco bene il Gange, Benares, ho sangue indù nelle vene"

“La danza è come una poesia in cui ogni parola è un movimento.”


"La mediocrità mi ha sempre fatto orrore."

"Recito come recitano migliaia di donne, speculo sulla sensualità... faccio la coquette""

"Voglio vivere come una farfalla al sole"

"In amore o in guerra nulla è lecito"


"Io sono olandese e quindi neutrale. Posso frequentare tutti i tedeschi che voglio. Dopo tutto sono miei ammiratori."

"Il mio prestigio in Germania è grande. Sono amica perfino del principe ereditario."

Mata Hari al capitano francese Pierre Bouchardon, durante l'interrogatorio tenutosi nel carcere di Saint-Lazare:
-
"Il fatto che io abbia avuto relazioni con certe persone non dimostra davvero che io abbia lavorato nello spionaggio, non ho mai lavorato per altri Paesi, fatta eccezione per la Francia"
-
"Adoro gli ufficiali, gli ho adorati per tutta la vita, preferisco essere l'amante di un ufficiale povero che di un ricco banchiere... provo un piacere immenso nell'andare a letto con loro senza dover pensare al denaro... inoltre mi piace fare confronti fra le diverse nazionalità... ho detto di sì a tutti, con tutto il mio cuore. Sono partiti molto soddisfatti senza parlare della guerra ed io non ho mai fatto una domanda indiscreta, era soltanto per una notte e poi via, soltanto Vadim (Masslov, il suo giovane amante, capitano del primo reggimento speciale imperiale russo), solo lui ho voluto rivedere più di una volta..."

“Se qualcuno dichiara di avermi fornito informazioni segrete, il crimine lo ha commesso lui, non io.”

Affermazione durante il processo:
"Prostituta sì, spia mai!"

Ricevendo la notiza della sua condanna a morte: “State sicuri che saprò morire senza paura. Farò quella che si chiama una bella morte!” - "Sono pronta!"

Prima di essere giustiziata le fu chiesto se aveva qualche rivelazione da fare e lei rispose: “Nessuna, ma anche se ne avessi ormai sarebbe troppo tardi!"

“E’ la prima volta che vendo la mia pelle per dodici palle”.
15 ottobre 1917, davanti al plotone di esecuzione composto da 12 uomini. Uno di essi, secondo la regola, aveva il fucile caricato a salve; solo quattro la colpirono, uno sulla coscia, uno sul ginocchio, uno sul fianco sinistro ed il quarto colpì il cuore.

Photo Gallery

Margaretha Geertruida ZelleRudolph Mac LeodMargaretha Geertruida ZelleRudolpf John Mac LeodRudolpf e Norman John Mac LeodMargaretha Geertruida ZelleMargaretha Geertruida ZelleMargaretha Geertruida Zelle e Rudolph John MacMargaretha Geertruida ZelleLady Mac LeodLady Mac LeodLady Mac LeodLady Mac LeodLady Mac LeodLady Mac LeodMata HariMata HariMata HariMata HariMata HariMata HariMata HariMata HariMata HariMata HariMata HariMata HariMata HariMata HariMata HariMata HariMata HariMata HariMata HariMata HariMata HariMata HariMata HariMata HariMata HariMata HariMata HariMata HariMata HariMata HariMata HariMata HariMata HariMata HariMata HariMata HariMata HariMata HariMata HariMata HariMata HariMata HariMata HariMata HariMata Hari

Documentari & Special Radio/TV

La Storia in Giallo: Mata Hari - RAI - Radio 3, puntata del 9 Febbraio 2003
Scritto e condotto da Antonella Ferrera, regia di Francesco Pannofino
Graphic Video Processing by EGI

Mata Hari - Wikiradio, RAI - Radio 3, puntata del 13 Febbraio 2017
Di Paolo Soldini, Graphic Video Processing by EGI

Mata Hari: la ballerina che sedusse l'Europa
RAI, puntata di "Città Segrete: Parigi" di Sabato 8 Dicembre 2018

Filmografia

Cinema & Televisione

Mata-Hari, titolo alternativo: Die Spionin, è un film muto del 1920 di Ludwig Wolff ed interpretato da Asta Nielsen. In molte fonti specializzate è elencato come il più antico film biografico della vita di Mata Hari, alias Lady MacLeod, alias Margaretha Geertruida Zelle alias Mata Hari (Leeuwarden, 7 Agosto 1876 – Vincennes, 15 Ottobre 1917).
Girato dopo appena tre anni dall'esecuzione di Mata Hari, questo film risulta chiaramente una variazione della vita della ballerina/spia: Carmencita Navarro (Asta Nielsen), ballerina spagnola, ha perso uno dei suoi figli a causa della vendetta di un giavanese contro suo marito, il coltivatore Marcellus Gondriaan (Hans Wassmann). Anche Gondriaan muore per un colpo di pistola. Con sua figlia Navarro fugge nella sua patria, dove accetta un ingaggio in una grande impresa di Vaudeville. Quando inizia una relazione con un amico di affari del suo defunto marito, un certo Mortensen (Ivan Petrovich), viene improvvisamente sospettata di spionaggio. Si spinge così lontano da essere processata e condannata a morte. Ma mentre sta per essere uccisa, viene salvata all'ultimo minuto.

Mata Hari, Die Rote Tänzerin è un film muto del 1927 diretto da Friedrich Fehér, interpretato da Magda Sonja e musicato da Willy Schmidt-Gentner.
Il film, liberamente ispirato all vita di Mata Hari, fu prodotto dalla National-Film AG Berlin e girato negli Atelier Staaken di Berlino. Uscì nelle sale cinematografiche tedesche il 2 maggio 1927. In Italia, il film venne approvato con riserva, con la condizione di eliminare dal titolo il nome di Mata Hari (ribattezzando così il film come
L'Ultima Danza) e riducendo il più possibile la scena della fucilazione. Nell'ottobre 1927, ne fu vietata la visione ai minori di 16 anni; il divieto venne revocato nel novembre successivo ma il nulla osta (numero 23794) venne revocato nel febbraio 1928.

Mata Hari è un film del 1931 diretto da George Fitzmaurice, con Greta Garbo nel ruolo della celebre spia-danzatrice.
Nella Parigi del 1917, durante la Prima guerra mondiale, la danzatrice esotica Mata Hari è una delle maggiori attrazioni della vita notturna, ma anche una delle più abili spie al servizio della Germania, che sfrutta del suo fascino misterioso per intessere relazioni con le importanti autorità militari presenti nella capitale francese, come il generale russo Shubin, con il quale ha maturato una particolare intimità. Il giovane tenente Rosanoff, appena arrivato in città, si innamora di lei al primo sguardo e Mata Hari non si fa alcuno scrupolo ad approfittarne per sottrargli, a sua insaputa, le importanti informazioni che è incaricato di riportare in volo fino in Russia. Quando però la donna si rende conto di ricambiarne il sentimento, segna il proprio tragico destino.

La Figlia di Mata Hari (in Francia La Fille de Mata-Hari) è un film del 1954 girato tra Italia e Francia, diretto da Renzo Merusi con la collaborazione di Carmine Gallone ed interpretato da Ludmilla Tchérina, Erno Cris, Frank Latimore e Milly Vitale. All'accademia di Giava si esibisce Elyne, una ballerina talentuosa. Il principe Anak, capo della resistenza giavanese, colpito dalla sua bellezza e dalla sua sensualità le propone di esibirsi nel suo locale. Il nobile, che sta preparando la rivolta, si innamora della danzatrice Elyne. Si scopre che quest'ultima è la figlia della famosa spia Mata Hari e che offre i propri servizi sia all'esercito giapponese che marcia su Batavia che ai giavanesi che strenuamente si difendono dall'assalto nipponico.
"La vicenda ha scarso interesse, la realizzazione è modesta. Apprezzabile l'interpretazione della Tchérina e del Crisa" ("Segnalazioni Cinematografiche", Vol. XXXVI, 1954).

Mata Hari, Agente Segreto H21 è un film franco-italiano del 1964 diretto da Jean-Louis Richard con Jeanne Moreau nel ruolo di Mata Hari. Nel 1914 Mata Hari, una bella danzatrice esotica, viene arruolata come spia dai tedeschi. Su ordine di un certo Ludovico, ella attira in casa sua l'ufficiale francese François Lassalle, detentore di preziosi documenti dei quali lei vorrebbe impossessarsi, cosa che le riesce ma intanto s'innamora di lui. Incaricato di una nuova missione e terribilmente geloso, François rompe la relazione. Mata Hari si rifugia in Spagna, ma poi torna in Francia per cercare di rivedere François. Questi intanto, sorpreso da una pattuglia tedesca, viene ucciso. Mata Hari, tradita dagli stessi tedeschi, viene incarcerata dai francesi, processata e fucilata nel fossato del castello di Vincennes.

Dossier Mata Hari è uno sceneggiato televisivo prodotto dalla Radiotelevisione italiana e trasmesso nel 1967. Articolato in quattro puntate - girate in bianco e nero - fu trasmesso in quell'anno sull'allora Programma Nazionale e riproposto su Rai Storia dal 22 al 25 Gennaio 2012. Nel corso della Prima Guerra Mondiale, i servizi segreti francesi arrestano per spionaggio in favore dei tedeschi Mata Hari, una danzatrice olandese che si attribuisce origini orientali. La donna accusata dal capitano Pierre Bouchardon è processata e condannata a morte il 15 ottobre 1917.
Regia di Mario Landi, che aveva anche scritto la sceneggiatura con Bruno di Geronimo. Tra gli interpreti figurano Cosetta Greco, nel ruolo della protagonista, e Gabriele Ferzetti, nel ruolo del suo accusatore. Lo sceneggiato narra la vicenda di Mata Hari, introdotta dal narratore Riccardo Cucciolla che appare dietro una scrivania a inizio di ogni puntata. Gli interrogatori del capitano Pierre Bouchardon fanno da filo conduttore per ricostruire il passato di Margaretha.
L'indagine storiografica è fondata sull'esame dello schedario segreto francese, della corrispondenza e del diario di Mata Hari, dei verbali d'interrogatorio e di quelli processuali. Gli interni sono stati girati nello Studio TV3 del Centro di produzione Rai di Milano, la scena della fucilazione nel Poligono di tiro di Milano. Cosetta Greco canta la sigla finale
"La Fine di un Amore" di Sergio Bardotti e Jimmy Fontana.

Mata Hari è un film iniziato nel 1977 e mai terminato, diretto da David Carradine ed interpretato dalla figlia Calista Carradine. Il regista Carradine affermò di aver avuto l'idea di girare il film nel primi anni '70 in cui viveva in Olanda con Barbara Hershey. Mentre era lì, Carradine iniziò quindi a sceneggiare la storia di Mata Hari. Carradine, dopo una lunga pausa, si interessò di nuovo al progetto quando sua figlia espresse l'interesse di interpretare il personaggio di Mata Hari. Carradine decise quindi di autofinanziare il progetto ed iniziare le riprese del film nel 1977, quando sua figlia Calista aveva 15 anni. L'intenzione era di filmare diverse sequenze ogni anno e coprire la vita di Mata Hari dai 15 ai 41 anni (l'età della condanna a morte) mentre Calista cresceva per le interpretazioni delle diverse fasi di "Mata Hari la ballerina, Mata Hari la bugiarda, Mata Hari la spia e Mata Hari lo spirito libero". Le riprese furono svolte in Europa ed in India, filmando per circa due settimane all'anno ogni anno. Nel 1979 Carradine disse di aver girato sette ore di riprese: "Sono davvero entusiasta" - "Questo è il punto più alto della mia carriera". Nel 1980, al Festival di Cannes, Carradine mostrò una bobina promozionale con i filmati girati nei primi tre anni di produzione (1977-1979) e gli fu assegnato un premio speciale per aver scritto la colonna sonora nel suo ambizioso progetto. Nel 1981 Carradine avanza l'ipotesi che "il film probabilmente non sarà edito ad un singolo livello di realtà, ma potrebbero essere tre film, una trilogia".
Nel 1989 Carradine afferma che il film potrebbe essere pronto entro il 1992:
"ma potrebbe essere rimandato un po' più in là". Carradine nel 2004: "Ho quasi finito il primo film. Forse c'è un'altra scena da fare". Il cast comprendeva lo stesso David Carradine nel ruolo del padre di Mata Hari e, nel corso degli anni, molti dei fidanzati di Calista sono stati arruolati per interpretare i suoi innamorati, tra cui John Blyth Barrymore come fidanzato d'infanzia e Patrick Culliton come marito. David Carradine scompare all'età di 72 anni il 3 Giugno del 2009.
Il film è stato incluso tra "i migliori film mai realizzati".

Mata Hari, un Corpo da Spiare è un film del 1985 diretto da Curtis Harrington ed interpretato da Sylvia Kristel.
Trattasi di una biografia semipornografica della spia Mata Hari. Negli anni immediatamente precedenti la Prima Guerra mondiale, furoreggia sui palcoscenici di tutta Europa una affascinante danzatrice nata a Giava: Mata Hari.
In un museo a Parigi, la conoscono nello stesso momento George Ladoux, un ufficiale del Servizio segreto francese e Max Von Beyerling, dei Servizi tedeschi. I due sono ottimi amici e allo scoppio delle ostilità restano divisi e su fronti ben opposti, pur restando ambedue profondamente innamorati della donna. Durante una delle sue "tournée", Mata Hari, accusata di aver ucciso su di un treno un agente del controspionaggio tedesco, viene ricattata dai Servizi segreti germanici e coinvolta in operazioni spionistiche. Max cerca tuttavia di discolparla e di venirle in aiuto, passando anche con gravissimi rischi le linee, pur di vederla. E' appunto questa passione di Max che induce i francesi a servirsi di Mata Hari per ottenerne preziose informazioni di natura militare, mentre a loro volta i tedeschi fanno di tutto per essere al corrente di ciò che si trama a Parigi, ben conoscendo il fatto che Ladoux subisce il fascino della danzatrice. Nel gioco pericoloso e spregiudicato, dopo aver sventato un attentato programmato dai Servizi di Berlino in una chiesa francese, Mata Hari verrà processata a Parigi e, vittima innocente di intrighi ed eventi ben più grandi di lei, sarà fucilata dai soldati dello stesso Ladoux.

Mata Hari, la Vraie Histoire (Mata Hari, la Vera Storia) è un film TV francese di 105 minuti diretto da Alain Tasma nel 2002. Sceneggiato da Philippe Collas, autore del libro "Mata Hari: Sa Véritable Histoire" (Mata Hari: la sua Vera Storia). Febbraio 1917: impantanato in una guerra mortale, lo staff francese decise di impegnarsi in una spietata caccia alle spie. A Parigi, al Grand Hotel, la polizia arresta Margaretha Geertruida Zelle, conosciuta come Mata Hari, e la conducono al magistrato incaricato di indagare sul caso, il capitano Pierre Bouchardon. Quest'ultimo è convinto che la ballerina olandese, che gode di una certa celebrità, sia una spia al soldo dei tedeschi. Ma la sospettata nega l'accusa; afferma addirittura di lavorare per i servizi segreti francesi. Bouchardon ordina la sua detenzione ed un trattamento severo. Il suo obiettivo è quello di farla crollare ed ottenere una piena confessione. Ma nel corso degli interrogatori, il suo compito è molto più complesso di quanto pensasse. Mata Hari lo esorta a contattare il capitano Georges Ladoux, capo del controspionaggio francese. Gli racconta come l'agente la reclutò nell'Agosto 1916...

Processo a Mata Hari è un film del 2016, diretto da Rossana Patrizia Siclari, sceneggiatura di Gianna Volpi ed interpretato da Elisabetta Gregoraci, qui al suo debutto sul grande schermo. Nel 1917, nella cella numero 12 della prigione femminile di Saint Lazare a Parigi, Margaretha Zelle McLeod (Mata Hari), abbandonata da famiglia ed ammiratori, scrive lettere su lettere a personalità di sua conoscenza che potrebbero intervenire per scagionarla dall'accusa di essere l'agente H21, responsabile di aver causato, con le informazioni ottenute dai suoi amanti e rivendute ai tedeschi, la morte di migliaia di ufficiali francesi.
Una giovane prostituta, Justine, si trasferisce nella stessa cella per vigilare Mata Hari (per timore di un eventuale suicidio prima della condanna dalla corte marziale), affascinata dalla fama della donna si accorge che le lettere non verranno mai consegnate ai destinatari.
Tra le due donne si stabilisce un rapporto confidenziale con piani diversi e destini paralleli. Margaretha, convinta di essere nel mezzo di un disegno che la vuole capro espiatorio per tradimento, si dispera durante l'unica intervista concessa ad il suo avvocato difensore Edouard Clunet, un esperto di diritto internazionale e suo ex amante, il quale offre diverse soluzioni per farla uscire di prigione.
L'inquirente Bugiardon, alla fine dell'istruttoria, presenta i suoi dubbi all'imperterrito pubblico ministero, il tenente André Mornet, facendogli presente che non esiste neppure una consolidata giurisprudenza sul reato di spionaggio. Frase:
"La mediocrità mi ha sempre fatto orrore".

Mata Hari è un cortometraggio di 12 minuti del 2017, diretto da Elmeri Van Heerden, prodotto, sceneggiato ed interpretato da Anlezia Moné nel ruolo di Mata Hari e con Zac Perry nel ruolo del Capitano George LaDoux.
Breve omaggio a Mata Hari ad un secolo dall'esecuzione a Vincennes. Prodotto e girato in Sud Africa, non risulta disponibile in lingua italiana. Edito negli Stati Uniti dalla Warner Bros il 26 Gennaio 2017. Un'interpretazione immaginaria della storia della iconica spia: nel 1917 Mata Hari viene tradita dall'unico uomo che non ha mai tradito. Si innamora e per questo motivo paga il prezzo più alto.
"In amore o in guerra nulla è lecito".

Mata Hari: De Mythe en het Meisje

The Myth and the Maiden - Il Mito e la Fanciulla
Fries Museum, Leeuwarden, Olanda, 14 Ottobre 2017


A cento anni dalla sua scomparsa, il
Fries Museum di Leeuwarden racconta la vita dell'intrigante e leggendaria icona per la prima volta: la storia di Margaretha Geertruida Zelle, nata proprio in questa città e trasformata nella famosa danzatrice Mata Hari all’inizio del XX secolo.

Più di
100 oggetti collezionati in Olanda e all’estero sono esposti a Leeuwaarden in occasione della mostra. Tra questi, una selezione di documenti militari francesi recentemente desecretati sarà resa pubblica per la prima volta. Mata Hari: De Mythe en het Meisje è la più grande mostra mai dedicata alla vita di Margaretha Geertruida Zelle. Evento dal 14 Ottobre 2017 al 2 Aprile 2018.

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I documenti legali relativi al caso Mata Hari sono stati tenuti sotto chiave presso gli archivi militari di Vincennes negli ultimi 100 anni.
Rapporti sulla sua attività, trascrizioni delle udienze e prove chiave, come i telegrammi intercettati di un diplomatico tedesco a Madrid, forniscono una panoramica completa del processo a Mata Hari.
Questi reperti saranno resi pubblici per la prima volta nel Fries Museum in occasione della mostra.

La mostra illustra ai visitatori i momenti cruciali della vita di Margaretha attraverso oggetti personali: una raccolta di poesie, pagelle scolastiche e scritti della stessa Mata Hari che raccontano un’infanzia felice a Leeuwaarden. Oggetti acquisiti di recente, lettere e fotografie gettano nuova luce anche sul ruolo che Margaretha ebbe come donna e madre nelle Indie orientali olandesi. Un album mostra come tenesse traccia della crescita del figlio Norman e della figlia Non. Dopo la perdita del figlio, Margaretha e il marito divorziarono.

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Il Frisian History and Literature Centre Tresoar ha recentemente acquisito delle lettere inedite che fanno chiarezza su questo periodo, e si vanno ad aggiungere ai numerosi prestiti esposti nella mostra, raccontando come Rudolph Mac Leod rifiutò di pagare gli alimenti alla moglie, impedendole inoltre di avere contatti con la figlia.
Margaretha scrisse molto di questo suo dilemma: restare accanto alla figlia o proseguire la propria carriera a Parigi?

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In occasione della mostra, il Musée Guimet di Parigi ha donato in prestito al Fries Museum una statua di Shiva e quattordici marionette wayang, oggetti che facevano parte della scenografia delle prime esibizioni di Mata Hari presso la biblioteca del facoltoso industriale Émile Guimet. Anche il diario di Margaretha appartiene a quel periodo, e contiene una collezione di fotografie, poster, recensioni e articoli a lei dedicati, costituendo uno degli elementi più significativi dell’esposizione.

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Nel 1916, appena prima del suo arresto, Mata Hari fu immortalata dal pittore olandese Isaac Israëls: il ritratto, di dimensioni naturali, è stato da poco completamente restaurato, e viene esposto per la prima volta dopo l’intervento di rinnovo.

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